PMI
A RISCHIO RECESSIONE: CHI STA MEGLIO E CHI STA PEGGIO
Le
Pmi
italiane stanno affrontando una congiuntura
drammatica, tra rischio di recessione, crescita sempre più
moderata e concreti timori di stagnazione,
in un 2011 vissuto sul filo del rasoio, con la crisi
economica che ha coinvolto definitivamente anche gli Stati
Ue mettendo addirittura a repentaglio l'esistenza dell'Euro.
Il
rischio più alto è quello della recessione, che finirebbe
inevitabilmente per portare con sé crisi dell'occupazione e
quindi calo dei consumi.
Ma
anche le tensioni speculative sui costi
delle materie prime, oltre alla crisi dell'Euro, con
l'aumento del Dollaro rispetto alla moneta unica, che
potrebbe frenare le esportazioni rappresentano un rischio
molto forte.
A
ciò va aggiunta la revisione al ribasso delle stime di crescita
del PIL anche per il 2012 e una manovra finanziaria che ha "dimenticato" le misure
per lo sviluppo, la crescita industriale e i consumi delle
famiglie, oltre a un'inflazione
che, sulla spinta del costo della bolletta, ha raggiunto il
livello più alto in Italia dal 2008.
Per
quanto riguarda l'industria
manifatturiera, uno dei comparti maggiori
del Made in Italy con 6.300 aziende, 182 mila dipendenti, 34
miliardi di euro di fatturato nel 2010 di cui il 67%
proveniente dalle esportazioni, l'obiettivo è venir fuori
dal ristagno che già ha prodotto molte vittime, e dove solo
chi ha puntato sulla internazionalizzazione
è riuscito a crescere.
L'Export
consente dunque di guardare al futuro in
maniera meno negativa, sperando di chiudere bene il 2011,
visto che se nel 2010 le aziende avevano chiuso per ferie il
più a lungo possibile, quest'anno hanno dovuto accorciare i
giorni di chiusura per far fronte alle commesse.
Anche
il settore della meccanica
varia e affine dovrebbe contare su un 2011 in crescita con
un 2,6% trainato, anche per questo settore, dal 4% fatto
registrare dalle esportazioni. Ma senza illusioni di molte
commesse dal mercato interno. Lo stesso vale per l'industria
del mobile,
che lamenta una domanda interna in stasi e che meriterebbe
incentivi simili a quelli adottati in Francia (magari con
l'IVA sugli arredi affrancata a quella della prima casa).
Diverso invece il discorso per le imprese
elettrotecniche ed elettroniche: se nel
primo caso si assiste a una sostanziale tenuta, nel secondo
invece abbiamo una brusca caduta degli ordini, il che
finisce per dare instabilità all'intero settore.
Sintetizzando,
si può affermare che i presupposti di una crisi strutturale
esistono eccome, ma al tempo stesso esistono strumenti di
sopravvivenza che avvantaggiano soprattutto chi
internazionalizza.
Fonte:
PMI News
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